Sindrome di Sjögren primitiva ed esercizio fisico
La nostra collega e collaboratrice Virginia ci propone un riassunto del suo lavoro di tesi magistrale che ha indagato il rapporto tra esercizio fisco e sindrome di Sjögren primitiva, in cui si sono evidenziati degli effetti positivi sulla qualità della vita dei pazienti: leggere per credere!
la sindrome di Sjögren primitiva è una malattia infiammatoria cronica a carattere sistemico, patogenesi autoimmune e ad eziologia multifattoriale.
Le caratteristiche principali di malattia sono le seguenti:
- Colpisce prevalentemente il sesso femminile (M:F=1:9), con un picco di incidenza tra 40-50 anni
- Ha un decorso lentamente progressivo
- Interessa principalmente le ghiandole esocrine, in particolari le ghiandole salivari e lacrimali.
Il sintomo cardine relativo alle ghiandole lacrimali è rappresentato dalla Xeroftalmia o secchezza degli occhi: il malato percepisce una sensazione di corpo estraneo nell’occhio, stanchezza visiva, bruciore oculare, difficoltà a leggere e a guardare la televisione.
All’esame obiettivo l’occhio appare arrossato, nei casi peggiori vi può essere perforazione corneale.
Dall’altra parte, l’interessamento orale è caratterizzato dalla Xerostomia o secchezza del cavo orale: il soggetto ha difficoltà nella masticazione e alla deglutizione di cibi secchi, necessità di bere liquidi, bruciore del cavo orale, difficoltà a parlare a lungo e in alcuni casi incremento delle carie dentali.
La metà circa dei pazienti con sindrome di Sjögren presenta fenomeni di tumefazione delle ghiandole salivari maggiori, principalmente la ghiandola parotide, ma anche le sublinguali e le sottomandibolari.
Le manifestazioni cliniche extra-ghiandolari di malattia possono colpire qualsiasi organo e apparato: in particolare ho focalizzato la mia attenzione sull’impegno muscolo-scheletrico che si manifesta con la comorbidità fibromialgica, caratterizzata da fatigue, astenia e facile affaticamento, infatti circa il 55% dei pazienti con sindrome di Sjögren primaria presenta anche la fibromialgia caratterizzata da fatigue e dolore cronico.
Dato l’impegno multisistemico e la frequente presenza di una comorbidità fibromialgica, non stupisce che la letteratura abbia documentato un peggioramento della qualità della vita del malato rispetto alla popolazione generale, come infatti i pazienti con sindrome di Sjögren hanno un’attività motoria ridotta rispetto alla popolazione sana: è quindi ipotizzabile che l’attività fisica possa avere un ruolo sinergico alla terapia medica nel controllo della malattia.
Lo scopo principale di questa tesi è quello di esplorare l’impatto dell’attività motoria strutturata e non sul quadro clinico dei pazienti malati, focalizzando l’attenzione sul sottogruppo dei pazienti con dolore cronico muscolo-scheletrico e fatigue. In questo studio sono stati arruolati pazienti affetti da sindrome di Sjögren primitiva; essi, durante la prima visita, hanno dichiarato di non svolgere attività motoria strutturata ed è stata verificata la presenza della comorbodità fibromialgica. Inoltre i pazienti sono stati motivati a svolgere attività fisica al fine di:
- Migliorare la mobilità articolare
- Migliorare la forma fisica e aumentare la resistenza
- Ridurre il dolore, la rigidità e la tensione muscolare
- Ridurre l’affaticabilità e lo stress
- Migliorare la qualità del sonno, il tono dell’umore e il benessere psicofisico
Dopo sei mesi essi sono stati sottoposti ad una visita di controllo durante la quale ho somministrato loro due questionari:
Questionario IPAQ
- Misura il tipo e la quantità di attività fisica svolta.
- Le domande fanno riferimento agli ultimi 7 giorni.
- Sono considerate valide attività di almeno 10 minuti di durata.
- Lettura questionario attraverso il MET (equivalente metabolico).
Questionario PROFAD-SSI
- Indagine sul grado di severità dei sintomi di malattia come: secchezza; sensazione di fatica; dolorabilità.
- Sintomi percepiti nelle ultime 2 settimane.
- Punteggio da 0 a 7
Descrizione pazienti arruolati:
N° Pazienti | Età media | |
Gruppo Sindrome di Sjögren | 47 (46 F e 1 M) | 51±12 anni |
Gruppo controlli | 45 (35 F e 10 M) | 50±14,5 anni |
Caratteristiche dei pazienti con pSS arruolati nello studio:
Durata di malattia | 7±7,4 aa |
Impegno ghiandolare | 47/47 (100%) |
Impegno articolare | 21/47 (44,7%) |
Impegno viscerale | 18/47 (38,3%) |
Fibromialgia | 29/47 (62%) |
Anti-Ro/SSA | 30/47 (63,8%) |
Anticorpi antinucleo | 47/47 (100%) |
Fattore Reumatoide | 18/47 (38,3%) |
Qual è l’impatto dell’attività motoria sulla malattia?
Analizzando i dati ottenuti, inizialmente abbiamo confrontato i valori medi dell’IPAQ tra pazienti con sindrome di Sjögren e il gruppo dei controlli: i primi hanno mostrato un IPAQ significativamente più basso (1782±2107 vs 2604±1228, p=0,02) (Figura 1). In particolare, come è possibile vedere nel secondo grafico, del gruppo dei pazienti malati il 38,3% è risultato inattivo, il 57,4% sufficientemente attivo, solo il 4,3% molto attivo.
L’IPAQ è risultato negativamente correlato all’attività di malattia e alla percezione da parte dei pazienti della “fatigue” e del “dolore muscolo scheletrico”.
IPAQ vs Variabile | R di Spearman | p-value |
ESSDAI | -0,311 | 0.05 |
VAS dolore | -0,313 | 0,05 |
PROFAD | -0,324 | 0,04 |
Dei 47 pazienti totali, il 62% ha presentato una comorbidità fibromialgica: come è possibile vedere nel grafico sottostante, l’IPAQ è risultato significativamente più basso nei pazienti affetti da fibromialgia rispetto ai soggetti con sindrome di Sjögren che non presentavano tale comorbidità (2430±2308 vs 1166±1732, p=0,05).
Dei 47 pazienti malati, il 23% ha effettuato nel periodo di osservazione attività motoria regolare strutturata: in particolare nel grafico 4 è riportata la tipologia dell’attività motoria svolta dai pazienti (la maggioranza ha effettuato AFA e palestra).
All’inizio dello studio i soggetti che hanno svolto attività motoria strutturata e quelli che non l’hanno effettuata non differivano nella percezione di dolore e fatigue ma alla fine dell’osservazione, come si vede nel grafico 5, abbiamo notato un miglioramento nella percezione del dolore nel sottogruppo dei pazienti che hanno effettuato attività motoria strutturata: in maniera analoga, se consideriamo sia i pazienti che hanno svolto attività motoria strutturata e maggiori attività quotidiane e camminate rispetto ai pazienti inattivi, i punteggi finali attribuiti a ESSPRI (p=0,02), fatigue (p=0,02) e dolore (p=0,008) sono significativamente più bassi nel primo gruppo rispetto al secondo.
I risultati dell’analisi statistica di questo studio forniscono molti spunti di riflessione in merito all’argomento trattato:
- Lo studio conferma che l’attività motoria nei pazienti affetti da sindrome di Sjögren primitiva è ridotta rispetto ai controlli sani, particolarmente a causa di dolore e fatigue (fibromialgia secondaria).
- L’attività motoria strutturata e non migliora la percezione di dolore e fatigue nei pazienti con pSS.
- AFA e palestra rappresentano le attività più efficaci per controllare le due sintomatologie.
Quest’ultime attività possono avere un programma motorio che comprenda attività aerobica, esercizi respiratori ed esercizi di mobilità e allungamento muscolare.
In conclusione possiamo affermare che:
- È fondamentale un approccio multidisciplinare personalizzato ai pazienti con malattia autoimmune sistemica;
- L’attività motoria è importante nei soggetti con sindrome di Sjögren primitiva e fibromialgia;
- La figura del laureato in Scienze e Tecniche delle Attività Motorie Preventive e Adattate è indispensabile nel lavoro in equipe con gli altri dottori;
- L’attività motoria non dovrebbe essere solo consigliata ma “prescritta” come terapia al fine di migliorare la qualità della vita del malato, limitando la sintomatologia e la progressione della malattia stessa.
Chi fosse interessato alla bibliografia o alla consultazione della tesi di Virginia può contattarci tramite il modulo “contatti” presente su questo sito!
Link
http://www.sjogren.it/sindrome.html
https://it.wikipedia.org/wiki/Sindrome_di_Sj%C3%B6gren
No Comments