Risonanze, rx, referti, dolore: quanto è affidabile il referto e come devo comportarmi?
L’iter ormai lo conosciamo tutti: ho dolore, il medico mi prescrive una risonanza -> ricevo il referto -> panico!
Una sfilza di trenta righe di geroglifici incomprensibili, e qualche simpaticone che ti commenta “non male per un’ottantenne!”
Quel che dovrebbe accadere di seguito è (nella migliore delle ipotesi) che il medico curante non si metta ad improvvisare e che indirizzi il paziente ad una valutazione specialistica, e che il bravo specialista individui un appropriato percorso terapeutico limitando l’assunzione di farmaci e consigliando un valido terapista, il quale si assicurerà terminato il ciclo di terapie che il paziente intraprenda un adeguato percorso fisico-motorio per stabilizzare il risultato e prevenire il rischio di recidive. Nella nostra esperienza pratica questo ha la stessa possibilità di avvenire della regressione spontanea di un tumore, ovvero 1 volta ogni 60.000 casi 😛
Battute a parte, vediamo perché è fondamentale la valutazione da parte di un bravo specialista:
un recente studio ha dimostrato che a uno stesso paziente, sottoposto a 10 risonanze nell’arco di 3 settimane, sono stati refertati 49 differenti reperti, di cui 16 unici, e con una media di 12 errori per ogni radiologo! Questo si traduce in una sensibilità di poco più del 56% con un margine di errore che arriva oltre il 43%.
Altri studi effettuati nel corso degli ultimi anni riportano che:
1. nel caso della colonna lombare la degenerazione dei dischi è presente nel 40% degli individui al di sotto dei 30 anni, e che circa il 48% di un campione di ragazzi sani di 20-22 anni aveva degenerazione di almeno 1 disco, con un 25% di soggetti che presentavano almeno 1 protusione ma nessun tipo di mal di schiena
2. nel caso della colonna toracica uno studio molto interessante riporta che in un campione di adulti sani e senza dolore oltre il 47% aveva degenerazione discale, il 53% protusioni e il 58% rotture dell’anello fibroso
3. nel caso della colonna cervicale uno studio su popolazione adulta e anziana riporta che il 98% dei soggetti aveva elementi degenerativi (dischi, artrosi) della colonna cervicale, che in gradi moderati rappresentano un normale processo di invecchiamento che non è automaticamente correlato al sintomo doloroso, altrimenti il 98% della popolazione lamenterebbe dolore cervicale!
4. nel caso dell’anca c’è solo una debole associazione tra riduzione dello spazio intra-articolare e sintomatologia dolorosa, infatti uno studio ha dimostrato che il 77% di giocatori di hockey con referti anormali su anca e pube non lamentava alcun tipo di dolore
5. nel caso del ginocchio un impressionante 85% degli adulti senza dolore presenta manifestazioni di artrite, mentre quasi la metà dei giocatori professionisti di basket hanno degenerazioni meniscali senza che manifestino alcun tipo di sintomo
6. nel caso della spalla oltre un 20% degli adulti senza manifestazioni dolorose hanno lesione parziale dei tendini della cuffia dei rotatori, con un 15% di lesione quasi totale dello spessore del tendine. Uno studio su giocatori di baseball con lesione della cuffia che questi siano rimasti senza dolore fino a 5 anni dalla prima analisi!
Prima di diventare una vittima del medical imaging, cosa che nel progetto VOMIT (Victim of Medical Imaging Technology, evocativo vero?) si è tradotta in un maggior numero di visite dal dottore con dolore di durata maggiore, maggior disabilità e ridotto senso di benessere generale, assicurati che il tuo caso sia stato attentamente valutato e che la strada scelta sia quella più giusta per le tue caratteristiche!
Un esempio di cosa significa nella pratica?
Un recente studio ha dimostrato che nei 2 anni di follow-up i pazienti che hanno seguito un programma di fisioterapia ed esercizio fisico mirato per il rinforzo del ginocchio rispetto a quelli che avevano subìto un intervento artroscopico di riduzione di una lesione meniscale non solo avevano lo stesso outcome in termini di funzionalità e dolore, avevano (ovviamente) maggior forza e una migliore funzionalità articolare a livello di tutto l’arto inferiore.
Questo significa che uno specialista ben formato, analizzando correttamente i referti, può evitare un’operazione chirurgica non necessaria ad un paziente ottenendo gli stessi risultati.
Attenzione: tutto questo non vuole assolutamente sminuire il valore di un referto, ma raccomandarvi di affidarvi ad uno specialista preparato prima di trarre conclusioni affrettate che possono non essere specchio della realtà dei fatti! Ricordatevi che Be Active seleziona con cura i propri collaboratori proprio per assicurarsi che il percorso sia il più possibile completo, complementare e sicuro: noi assieme a Matteo, Daria, Riccardo possiamo consigliarvi una rosa di nomi a cui fare riferimento!
Quindi, ricordate: spesso le alterazioni che vengono registrate in un referto sono normali processi di invecchiamento e non è detto che siano sintomatiche, sempre che il radiologo non si sia sbagliato! Lasciate che la parola definitiva sulla vostra situazione sia di uno specialista affidabile e ben formato che vi indirizzi al percorso terapeutico più appropriato.
Riferimenti
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18. MedBunker
Io vi voglio bene! Da professionista vi dico che non avrei potuto scrivere meglio.
Bravi (non solo per questo!). Lo userò tanto con i pazienti.
Alessandro non hai idea del piacere che ci fa ricevere questo tuo commento! Parole del genere dette da un medico per cui gli studenti di medicina fanno la fila per il tirocinio sono per noi una grande soddisfazione e realizzazione lavorativa 🙂 Siamo felici del fatto che seguiate questi nostri piccoli interventi, passateci a trovare quando volete! 🙂